L’abuso della Legge 104 può comportare il licenziamento per giusta causa. Una recente ordinanza della Cassazione ha specificato quali attività possono essere svolte
L’abuso della Legge 104 può comportare il licenziamento per giusta causa e la denuncia per truffa ai danni dello Stato.
La Legge 104 del 5 febbraio 1992, chiamata “Legge sulla Disabilità”, prevede una serie di principi e misure volte all’assistenza, all’integrazione sociale e, più in generale, a rendere effettivi i diritti delle persone disabili. I permessi sono, dunque, un diritto riconosciuto per legge ai lavoratori che assistono una persona con disabilità, al fine di permettere la cura e l’assistenza della stessa.
Prevedono, in sostanza, la possibilità di assentarsi dal lavoro per un certo numero di ore retribuite dal datore di lavoro. In particolare, i beneficiari possono usufruire di tre giorni al mese di permesso, frazionabili anche in ore.
L’utilizzo improprio dei permessi Legge 104 è considerato un reato, in quanto indebito arricchimento ai danni dello Stato, ovvero dell’Inps che paga i giorni di permesso. Può, inoltre, essere causa di licenziamento per giusta causa, venendo meno la fiducia nel lavoratore.
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha specificato quali sono i criteri per valutare la liceità di un’attività svolta durante la fruizione dei permessi 104, da parte del lavoratore dipendente caregiver.
Permessi Legge 104 novità 2022
Il decreto legislativo n. 105 del 30 giugno 2022, nel dare attuazione alla direttiva (UE) 2019/1158, ha introdotto novità importanti.
In particolare, ha modificato l’articolo 33 della legge n. 104/1992, eliminando il principio del “referente unico dell’assistenza”, dando nuove istruzioni sul prolungamento del congedo parentale e introducendo il “convivente di fatto”.
Il decreto ha stabilito che la richiesta per l’assistenza alla stessa persona in situazione di disabilità grave può essere fatta anche da più soggetti tra quelli aventi diritto, in maniera alternata.
L’altra novità importante consiste nell’aver introdotto il convivente di fatto tra i soggetti individuati prioritariamente ai fini della concessione del congedo, al pari del coniuge e della parte dell’unione civile.
Abuso dei permessi Legge 104
L’abuso dei permessi retribuiti per l’assistenza di un familiare disabile si concretizza quando, durante le ore di assenza da lavoro, si svolgono mansioni diverse a quelle necessarie per l’assistenza del disabile.
Sono compatibili con i permessi 104 lo svolgimento di commissioni personali di breve durata e di carattere essenziale, come fare la spesa, acquistare le medicine e accompagnare i figli a scuola.
È considerato, invece, abuso usufruire delle ore di permesso per fini personali e ricreativi, quali per esempio fare viaggi di piacere o anche semplicemente oziare.
In sostanza, non sono richieste una prestazione continuativa e una presenza costante, tuttavia la legge impone che gran parte del tempo venga destinato all’assistenza del disabile.
Di recente, la Suprema Corte ha ribadito quali sono le attività che il lavoratore in permesso può compiere, senza rischiare problemi con il datore di lavoro.
La vicenda analizzata riguardava una dipendente di un supermercato che era stata spiata, tramite un detective privato, dal proprio datore durante i giorni di permesso. La donna si recava per una parte della giornata dal familiare e, nelle rimanenti ore, svolgeva altre attività. Per questo motivo, era stata oggetto di licenziamento disciplinare.
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La donna, però, è stata reintegrarla sul posto di lavoro perché ha dimostrato che tutte le attività compiute durante i giorni di permesso erano funzionali all’assistenza del padre disabile, come per esempio recarsi all’Ufficio postale, in farmacia o a fare la spesa.
Con l’ordinanza n. 26417 del 10 ottobre 2024, i giudici della Corte di Cassazione hanno, dunque, specificato che l’attività di cura del caregiver si sostanzia non solo nell’assistenza diretta e nella presenza fisica nella casa del disabile, ma anche in attività svolte all’esterno, nell’interesse dell’assistito, soprattutto se quest’ultimo non può compierle in autonomia.
Come dimostrare un abuso di legge 104
La legge consente ai datori di lavoro di ricorrere agli investigatori privati anche davanti al solo mero sospetto che i dipendenti possano tenere condotte illecite. L’obiettivo è quello di accertare un utilizzo improprio dei permessi per assistere i familiari disabili.
Con l’Ordinanza n. 11697/2020 la Cassazione ha, infatti, ribadito il diritto del datore di lavoro di rivolgersi a una agenzia investigativa per tenere sotto controllo i comportamenti del dipendente.
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L’onere della prova spetta, quindi, al datore di lavoro. Il solo sospetto non basta a dimostrare che l’impiegato stia mentendo, ma occorrono prove concrete e accertate che solo le indagini aziendali possono dare.
L’investigatore può pedinare il lavoratore, fotografarlo o filmarlo. Tale documentazione potrà, dunque, costituire prova nel corso del processo per il licenziamento.
Le investigazioni aziendali di Revela
Per accertare e provare che sussiste un abuso è utile affidarsi a professionisti delle investigazioni aziendali, come Revela, al fine di ottenere prove legali dell’eventuale scorrettezza del dipendente.
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Il report finale dell’investigatore, costituito da prove documentate, assume così un valore di prova all’interno del processo civile nella causa di licenziamento. L’utilizzo abusivo dei permessi retribuiti per l’assistenza a familiari disabili, non solo giustificano il licenziamento per giusta causa, ma può dar luogo anche a un procedimento penale per truffa ai danni dell’Inps.