“Evaporati”: è questa la traduzione della parola giapponese johatsu, ovvero persone scomparse nel nulla che cambiano identità e spariscono dalla circolazione. Si tratta di uomini e donne che si allontanano volontariamente dalla famiglia e dal passato, facendo perdere completamente le proprie tracce, per iniziare una nuova vita.
Origine del termine e riferimenti culturali
Il termine ningen johatsu è diventato d’uso comune anche grazie al film A Man Vanishes (Ningen Johatsu, 1967) del regista Imamura Shohei, ispirato a casi reali di sparizione: la pellicola ricostruisce la fuga di un uomo, Oshima, attraverso le testimonianze di chi lo conosceva.
Johatsu in Giappone: dimensioni del fenomeno
In Giappone, l’Agenzia Nazionale di Polizia registra ogni anno decine di migliaia di scomparsi. Molti vengono rintracciati, ma pochi tornano alla vita di prima; di migliaia, invece, non si sa più nulla. Secondo la Missing Persons Search Support Association of Japan, i numeri ufficiali sono sottostimati.
«Per molti johatsu, “evaporare” è percepito come un modo per evitare ai propri cari disonore e costi connessi a eventi estremi, in un contesto sociale molto rigido.»
Il fenomeno prende forma dagli anni ’60 e cresce negli anni ’90, con la crisi economica. Tra le fonti più citate, il libro The Vanished: The ‘Evaporated People’ of Japan in Stories and Photographs di Léna Mauger e Stéphane Remael, risultato di anni di indagine sul campo.
Perché si diventa johatsu
Alla base c’è spesso la paura di perdere l’onore e l’imbarazzo del fallimento in una società che assegna ruoli molto rigidi. Le cause scatenanti includono:
- perdita del lavoro e indebitamento;
- crisi relazionali (divorzi, rotture, isolamento sociale);
- pressioni e aspettative familiari o professionali insostenibili;
- disagio psicologico e vergogna sociale.
Come “funziona” lo johatsu
Leggi sulla privacy molto stringenti e intere aree urbane informali hanno storicamente favorito le sparizioni. Alcuni “svaniti” si rifugiano in quartieri come Sanya (Tokyo) o in zone isolate, anche grazie all’aiuto di agenzie specializzate nei trasferimenti discreti, i yonige-ya (“negozi di fughe notturne”).
…e in Italia?
Nel nostro Paese la privacy è meno permissiva e una scomparsa “amministrativa” totale è più complessa. Esiste il censimento istituzionale delle persone scomparse, ma non si registrano studi che descrivano un fenomeno identico agli johatsu. Il contesto sociale è differente e, sebbene la rete faciliti identità digitali “liquide”, l’allontanamento duraturo resta più difficile.
Un dato rilevante riguarda invece il contesto economico: l’indebitamento crescente può aumentare il rischio di irreperibilità, rendendo più complicato il recupero del credito quando il debitore cambia residenza, domicilio o contatti.
Come rintracciare un debitore irreperibile
L’indirizzo conosciuto non è sempre aggiornato; raccomandate e notifiche possono tornare indietro per cambio di domicilio o residenza, e i contatti telefonici risultare inattivi. Inoltre, è frequente la difformità tra residenza anagrafica e domicilio (luogo di abituale dimora), che complica tempi e costi delle azioni.
- verifica di residenza e domicilio effettivo;
- aggiornamento recapiti (telefonici/e-mail) e luoghi di reperibilità;
- controllo di eventuali trasferimenti recenti;
- raccolta di evidenze utili per notifiche e azioni legali.
In questi casi è determinante rivolgersi a una società investigativa autorizzata. Revela offre servizi di Rintraccio Debitori per individuare il soggetto e avviare azioni di Tutela del Credito senza sprechi di tempo e denaro.
«Dalle informazioni sul debitore dipendono tempestività, efficacia e convenienza di qualsiasi recupero crediti.»
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Rielaborazione editoriale a cura di Revela S.r.l.